Sono Camilla Perrucci, classe 1973, madre di due.
A parte questo, trovo difficile raccontarmi in modo univoco, perché ho avuto un percorso accademico e lavorativo a dir poco eterogeneo, a tratti schizofrenico.
Ho una laurea presa al Politecnico di Milano in comunicazione visiva, dopo aver studiato alla facoltà di Architettura.
Sono stata quindi guida museale, spacciatrice di dispense autoprodotte, assistente producer per un regista pubblicitario specializzato in “food” e poi – prima di fare “il salto in azienda”, nel 2012 – redattrice e giornalista di periodici.
Oggi non so più definirmi in ambito lavorativo con un “job role” preciso. Di fatto, non ne ho uno.
Sono in transito. Un po’ per colpa mia, un po’ per le circostanze.
Insomma, a dispetto delle mie svariate primavere, non so bene “chi sono” o “cosa faccio”, tuttavia conservo strette in mano tutte quelle perline di esperienza che nel tempo ho collezionato e che fanno di me una persona tutto sommato eclettica. E grazie ai miei figli – due fiere semi-indomabili, se non da me e nemmeno sempre – ho anche imparato che qualche volta – contro ogni mio istinto primario – se mi impegno riesco persino a gettare il cuore oltre l’ostacolo.
Gli imprevisti non mi piacciono. Su questo non ci piove.
Ma ho scoperto di dare il meglio di me nei casi d’emergenza: i nervi sono (un po’) più a posto del solito proprio quando il gioco si fa duro; mi scopro leader pronta alla rapida organizzazione della truppa: quella su cui puoi fare (quasi sempre) affidamento.
E per quanto nel quotidiano non abbia più da tempo la sensazione di seguire una rotta precisa – anzi, a essere sincera, navigo decisamente a vista – non ho rinunciato definitivamente a cercare una mia identità e neppure a dedicarmi a qualche hobby, come il bricolage, in barba alla cronica carenza di tempo libero che mi assilla.
Qui dentro butto sabbia, ciottoli, calce e malta, pezzi del mio passato, stralci del presente, intuizioni – o cantonate – sul futuro. La speranza è che faccia tutto brodo e che tutto mi aiuti ad affiorare sempre più in superficie. [*]
[*] 6 gennaio 2017: tutto quanto costruito (scritto) nel 2016 è sparito – poff! – non c’è più, per uno sfortunato disservizio del mio servizio di hosting.
Pazienza. Si ricomincia. Dopotutto, il 2016 non era nemmeno stato uno dei miei anni migliori.