Ecco perché nessun Papa sarà il Papa di tutti
L’avevo guardato l’altra sera (06/02/2022, ndr) a “Che tempo che fa“? Sì.
Mi era piaciuto? Direi di sì. Visto che in alcune sue dichiarazioni avevo colto concetti per me tanto importanti quanto scontati, ma che con tutta evidenza Francesco si è persuaso a sostenere con maggiore forza mediatica perché sconsolatamente conscio – immagino – che non tutti i sedicenti credenti ne siano persuasi.
«Ci sono lager nella Libia», «dobbiamo pensare alla politica migratoria», «l’Unione europea deve mettersi d’accordo»…
«Al primo posto ci sono guerre, la gente al secondo posto»
«“perché soffrono i bambini?” Non ho risposte a questo»
«il clericalismo, una perversione della Chiesa»
Bon.
Da atea quale sono – e credo che lo stesso pensiero abbia accomunato più o meno anche tutti gli agnostici che conosco -, lì per lì mi son detta: se proprio ci deve essere ancora un Papa a Roma, ben venga che sul suo seggio sieda una persona così clamorosamente più empatica di chi l’ha preceduto. Un uomo con un minimo di coraggio politico e una visione apparentemente consapevole del presente. E non era mica la prima volta che lo pensavamo, io e gli altri laici “to the core”, ascoltandolo o leggendone.
Invece, proprio non ci siamo.
Sì, quelle cose sacrosante che ha affermato domenica scorsa sulla Rai sono potenti – dette dalla più alta carica della Chiesa cattolica -, anche se dovrebbero comunque apparire inconfutabili agli occhi di tutti gli uomini buoni, indipendentemente dal fatto che credano o meno in una qualunque entità superiore.
Ma ecco che non sono passate nemmeno 72 ore da quell’ospitata gradevole e a suo modo storica che… BAM! “Non c’è diritto alla morte”. Ecco il Papa di tutti (che incidentalmente ci ritroviamo domiciliato preso la nostra Capitale) che interviene a gamba tesa con le sue esternazioni nel giorno in cui la Camera dei deputati italiani discute la legge sul fine vita.
Consapevolezza del presente non pervenuta.
Errore mio.
Forse la verità pura è semplice è che nessuna religione rivelata può permettersela fino in fondo, quella consapevolezza. E io l’accetto, eh, intendiamoci. Lo accetto. Lo rispetto persino, anche se non lo comprendo.
Ma il punto è, allora, che nulla di rivoluzionario andrà mai in onda su quegli schermi.
Nulla di rivoluzionario è lecito aspettarsi.
E soprattutto, se tanta energia va sprecata nel tentare di arginare un presente che chiede semplicemente di essere qualcosa in più del passato, qualcuno può davvero pensare che ce ne sarà mai abbastanza anche solo per illuminare la strada verso un futuro migliore?
Io ho bisogno di credere che si possa essere – noi essere umani – rivoluzionari.
Forse è per questo che non credo.
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