Hedy Lamarr. Il sex symbol che inventò il wi-fi

I commenti più beceri e tristi circa la genialità femminile (nell’informatica come in “N” altri campi) riguardano a parer mio la presunta mancata avvenenza delle suddette menti eccelse, presumibilmente avviate all’eccellenza intellettuale dalla convinzione di non avere possibilità alcuna come “femmine” e quindi dalla conseguente necessità di mascolinizzarsi buttandosi a capofitto su materie non tradizionalmente associate al fascino muliebre. 

“… sarà mica una donna quella lì! Ha i baffi, non vedi? Cosce da calciatore… un bagagliaio posteriore che manco un pick-up!”.

Ah, sì? Sarebbe questo l’arcano motivo per cui alcune fanciulle scoprono, a volte fin dalla giovanissima età, il loro talento matematico-ingegneristico-scientifico? La capacità di una donna di contribuire alla scienza e all’innovazione è direttamente proporzionale alla sua bruttezza?

Ahi voi, cari maschi “normali”, poco avvezzi a frequentare meningi brillanti (ammettiamolo, il problema è vostro, poiché per quanto possano esserne seccati, i vostri fratelli più ingegnosi sono abituati a incontrare signore niente male anche nei loro laboratori e ai congressi internazionali): fatevene una ragione. I cessi sono equamente distribuiti indipendentemente dalla razza, dalla professione e, appunto, dal genere.

Foto da www.flickr.comphotostom-margie1558159494inphotostream

Rifletteteci d’ora in poi ogni volta che vi aggancerete a una rete in un locale pubblico o a casa di amici, così come quando ascolterete musica con le vostre cuffiette senza fili. Perché queste operazioni oggi così comuni sono possibili grazie al lavoro straordinario di quella che, ai giorni suoi, venne definita “the most beautiful woman in the world”, la donna più bella del mondo. 
Mi riferisco a Hedy Lamarr, attrice hollywoodiana, nonché brillante inventrice, che nel 1942 registrò il brevetto sulla base del quale sono stati sviluppati telefonia mobile, wi-fi, GPS e bluetooth.

Lamarr – all’anagrafe Hedwig Kiesler – nasce a Vienna nel novembre del 1914 in una famiglia piuttosto agiata di origine ebraica. Figlia unica, fin da subito viene spronata dal padre a osservare il mondo che la circonda con curiosità. Di fatto, a soli cinque anni è già solita smontare e rimontare giocattoli e carillon per capire come siano fatti e quali meccanismi li facciano funzionare. Contemporaneamente, per volontà della madre musicista, studia danza classica e pianoforte.

Locandina del film “Ecstasy”, 1932, prima pellicola della storia del cinema con un nudo di donna integrale

Ma naturalmente è la sua conturbante bellezza e non l’attitudine alla scienza a dare una svolta alla sua vita quando è ancora adolescente: a 16 anni viene scoperta dal regista teatrale Max Reinhardt che la porta con sé a Berlino, dove studia recitazione e ottiene il suo primo ruolo in una pellicola cinematografica. L’anno seguente, la giovane abbandona gli studi di ingegneria intrapresi brillantemente a Vienna per dedicarsi esclusivamente alla carriera da attrice e nel 1932 dà scandalo recitando in “Ecstasy”, film del regista cecoslovacco Gustav Machatý passato alla storia come il primo lungometraggio in cui la protagonista – Hedwig, appunto – viene ripresa in un nudo integrale.

Nel ’33, nemmeno diciannovenne, sposa un suo grande fan, il ricchissimo mercante d’armi austriaco Friedrich Mandl. Mandl è gelosissimo e per la giovane attrice comincia un incubo domestico, una sorta di reclusione dorata che ostacola la sua carriera da artista. Colluso con nazisti e fascisti, con i quali fa grandi affari, Mandl organizza spesso ricevimenti per personaggi influenti, ai quali partecipano anche numerosi scienziati che illustrano agli ospiti i progressi delle tecnologie militari: Hedwig, disgustata dal marito e dalle sue amicizie pericolose ma costretta a presenziare, in quelle occasioni impara moltissimo da un punto di vista propriamente tecnico e riscopre il suo interesse per le scienze applicate.

Hedy Lamarr in un ritratto del 1941 (AP Photo)

Ma quelle occasioni di “studio” non bastano a farle sopportare la clausura impostale dal consorte. Perciò, nel 1937, decisa a sfuggire tanto al marito quanto al montante antisemitismo che ormai dilaga in tutta Europa, la ragazza scappa in Svizzera e successivamente si trasferisce a Londra dove conosce il boss della casa di produzione hollywoodiana Metro Goldwyn Mayer, Louis Mayer, che sta reclutando nuovi talenti. È a lui che Hedy strappa il primo contratto con cui si trasferisce negli Stati Uniti; nell’accordo che sottoscrivono ci sono due clausole: imparare subito l’inglese (per Hedy non è certo un problema, parla già quattro lingue) e adottare un cognome d’arte, Lamarr (mutuato dal nome della defunta diva del cinema muto statunitense Barbara La Marr), per prendere le distanze dalla scandalosa interpretazione senza veli della giovane Kiesler. 

A Hollywood Hedy è protagonista di decine di film al fianco di attori importanti, come Spencer Tracy, James Stewart, Clark Gable e molti altri, ma lo star system la confina rapidamente dentro l’immagine stereotipata di bellezza esotica e femme fatale: solo chi la conosce e frequenta nella vita reale si rende conto di quanto la mente scientifica di Hedy sia sempre al lavoro. A casa, l’attrice ha un vero e proprio laboratorio attrezzato per i suoi esperimenti e persino la roulotte che la ospita sul set durante le riprese è attrezzata per permetterle di continuare a lavorare alle sue invenzioni fra un ciak e l’atro.

Immagine tratta dal film documentario “Bombshell” del 2017

Durante la sua relazione con Howard Hughes, per esempio, regista, produttore cinematografico, aviatore e costruttore di aeroplani che non esita a definirla “un genio”, si dedica allo studio dell’aerodinamica, per migliorare il disegno delle ali dei suoi aerei. Ma firma anche il progetto di un nuovo modello di semaforo, mette a punto un supporto per aiutare i disabili a entrare e uscire dal bagno, fa esperimenti sulle bibite gasate… Nella vita privata, insomma, è un’inventrice a tutti gli effetti.

Intorno al 1940, mentre gli USA si preparano a scendere in campo nel secondo conflitto mondiale, Hedy ripensa costantemente alle conversazioni ascoltate fra mercanti d’armi e nazifascisti in casa del primo marito. È in possesso di informazioni strategiche circa l’arsenale bellico del nemico e le tecniche per bloccare i segnali radio per il controllo dei siluri e si mette in testa di farne il miglior uso possibile a vantaggio della nazione che l’ha accolta: è decisa a trovare un modo per impedire che, interferendo con le onde radio, i nemici possano disturbare il telecontrollo degli ordigni, ma non riesce a portare a terra il progetto finché non incontra a una cena il musicista George Antheil, compositore anche di diverse colonne sonore, con il quale stringe una forte sodalizio.

Insieme, i due mettono a punto quella che oggi viene chiamata “Frequency-hopping spread spectrum” o FHSS, una tecnica di trasmissione radio che aumenta la larghezza di banda di un segnale e che consiste nel cambiare tramite un codice prestabilito la frequenza di trasmissione a intervalli regolari. Antheil si assume l’onere di curare i rapporti con le istituzioni per promuovere l’invenzione – in quanto uomo, infatti, gode di maggiore credibilità -, ma aiuta Hedy anche praticamente, proponendole di usare per il progetto lo stesso tipo di rullo perforato utilizzato dalle pianole meccaniche, che permette la rapida variazione della frequenza. Grazie alla loro collaborazione si concretizza l’idea originaria di Hedi e il sistema progettato, che battezzano “Secret Communication System”, è alla fine effettivamente in grado di impedire che i siluri vengano intercettati e deviati dai loro obiettivi.

Soddisfatti del risultato, nel 1941 Lamarr e Antheil richiedono quindi il brevetto per la loro invenzione e la propongono al National Inventor’s Council, affinché la includa fra gli approvvigionamenti utili allo sforzo bellico. Tuttavia, anche se il brevetto viene effettivamente concesso l’anno seguente, la Marina Militare statunitense rifiuta di servirsene. Alla base di questa rinuncia pare ci sia una fuga di notizie: qualcuno dell’Inventor’s Council ha scioccamente rivelato che l’invenzione è di una donna, un’attrice e per di più priva di passaporto americano (Lamarr ottiene la cittadinanza a tutti gli effetti solo nel 1953)…

Il grande pubblico, dunque, per decenni ignora l’inventiva e la competenza tecnico-scientifica di Hedy, che non guadagna mai alcunché dalla sua straordinaria invenzione: quando effettivamente il suo sistema comincia a trovare applicazioni pratiche, infatti, il brevetto è ormai scaduto.

Lamarr riceve i primi riscontri del suo genio solo in età avanzata: nel 1997, tre anni prima di morire, insieme ad Antheil viene insignita dalla Electronic Frontier Foundation del Pioneer Award e nello stesso anno è anche la prima donna a conquistare l’Invention Convention’s BULBIE Gnass Spirit of Achievement Award; in pratica, l’Oscar degli inventori.

Infine, l’omaggio postumo: nel 2014 è finalmente inserita nella National Inventors Hall of Fame per lo sviluppo dell’FHSS. Un riconoscimento che l’ha resa ufficialmente anche la madre del Wi-Fi e di altre tecnologie senza fili come GPS e Bluetooth.

Fonti:

https://www.focus.it/cultura/storia/hedy-lamarr

https://it.wikipedia.org/wiki/Hedy_Lamarr

https://www.ilpost.it/2015/11/09/hedy-lamarr/

www.girlstech.it/hedy-lamarr-la-diva-del-cinema-che-invento-il-wi-fi/

Questo articolo è stato pubblicato inizialmente su https://www.linkedin.com/pulse/mi-stai-leggendo-sullo-smartphone-%25C3%25A8-merito-della-donna-perrucci/?trackingId=dac%2BFVSTLpH7DZOy56bN5A%3D%3D

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