“Il pediatra fantasma” o “Piccola odissea nella sanità lombarda di una mamma iena proficuamente incazzosa”
Oggi si è risolta una mia piccola odissea nei meandri della negletta, sconclusionata e probabilmente destinata all’estinzione sanità territoriale lombarda.
Un paio di settimane fa, avendo bisogno di qualche dritta in relazione a un’ennesima quarantena scolastica di mio figlio, che avrebbe compiuto 12 anni proprio in quei giorni, avevo contattato lo studio della nostra storica pediatra di libera scelta per rivolgerle qualche domanda.
Con mio grande dispiacere, in quell’occasione ho scoperto che la dottoressa, punto di riferimento per me da 15 anni, qualche giorno prima si era trasferita in un’altra regione in tutta fretta poiché a dicembre si era inaspettatamente liberato un posto nel comune dove da tempo progettava di spostarsi.
Non sarebbe stato un gran problema – immagino pensasse il medico organizzando il repentino trasferimento -, visto che da un anno istruiva una giovane collega (che infatti già avevamo incontrato più volte insieme a lei), che le faceva già da sostituta e che avrebbe potuto traghettare i giovani e giovanissimi pazienti verso una nuova stabilità. E invece…
Invece – ho scoperto indagando -, la suddetta giovane pediatra non è stata autorizzata a subentrare al medico uscente nemmeno temporaneamente, lasciando una marea di famiglie col cerino in mano di fronte non solo alla già complicata sequela di visite e prescrizioni che, comunque, anche nel migliore momento storico sarebbero inevitabili (soprattutto nella prima infanzia), ma anche alla marea di rotture di scatole e spaventi derivanti dall’ancora dilagante emergenza Covid.
“Vabbè”, avevo pensato lì per lì, per quanto fossi parecchio dispiaciuta per aver perso un personaggio al quale ero tanto affezionata quanto grata (mio figlio, proprio quello rimasto senza medico, per anni aveva avuto problemi di salute seri e la dottoressa in questione – oltre ad averci seguito egregiamente – avendoci frequentato parecchio ci riservava ormai un trattamento decisamente cordiale, dimostrando di avere sempre ben presente la sua storia clinica), “vivendo letteralmente ogni mia giornata al computer e sapendo che tutte le operazioni per le assegnazioni si fanno ormai online” – lo avevo appurato un anno fa quando avevo dovuto spostare mia figlia maggiore sul mio medico di base per raggiunto limite di età – “risolverò abbastanza facilmente la situazione”.
Tuttavia, prima di mettermi all’opera – siccome, come è noto ai più, sono una precisetti da competizione -, ho interpellato lo studio medico per chiedere se uno dei pediatri associati fosse disponibile ad accogliere gli ex pazienti rimasti a spasso. Ed era così! Diversi bambini, appurai, erano stati assegnati a una storica collega della nostra amata doc. fin dall’inizio dell’anno e continuavano ad arrivare nuove assegnazioni; insomma, c’era posto anche per il mio ragazzo! Non solo, mi è stato anche riferito che alcuni genitori avevano raccontato di aver risolto il problema nemmeno passando dal portale online, ma – data l’urgenza – richiedendo tale nuova assegnazione con un’e-mail inviata all’ufficio competente.
Oh, perfetto! Continuare a gravitare per questi ultimi due anni di “fascia pediatrica” attorno alla stessa sede, interfacciandoci con il personale dello studio medico già conosciuto per noi sarebbe stata la soluzione ottimale.
Mi sono quindi mossa subito (era il 13 gennaio) scrivendo all’indirizzo indicato e raccontando la nostra situazione, specificando che avevo già appurato che il medico avesse posti liberi e fosse intenzionato ad assorbire i pazienti della nostra ex pediatra e – per dimostrare il mio spirito di collaborazione ed evidenziare l’urgenza di avere un nuovo riferimento – indicando anche altri due nomi “papabili”, ovvero altri pediatri di zona di cui mi ero premurata di chiedere referenze.
Sì, perché, sempre coerentemente con la precisetti che alberga in me, avendo appurato che sul famigerato portale “Servizio di scelta/revoca medici di medicina generale e pediatri di libera scelta” c’era spazio per indicare fino a tre nomi – e pensando, scema io, che giocando tutte le carte avrei aumentato le probabilità di risolvere rapidamente il problema – avevo pure condotto un sondaggio preliminare via whatsapp fra le mamme del quartiere, per avere le loro recensioni e identificare la terna perfetta di candidati.
Non paga, ho ligiamente compilato in ogni suo campo il form online per inoltrare anche tramite canale ufficiale la richiesta; non prima, però, di aver tentato di cambiare il pediatra dalla pagina online del fascicolo sanitario (altra possibilità teoricamente valida data al cittadino per fare questo genere di scelte). Peccato che l’operazione dal suddetto fascicolo sanitario fosse impossibile: i medici che avevamo identificato risultavano tutti non selezionabili, a quanto pare perché negli elenchi della pagina Trova Medico del sito ATS avevano il bollino arancione e non verde (sì, utilizzano la segnaletica del semaforo, nella quale al verde corrispondono medici con posti disponibili, al rosso – ça va sans dire – quelli “full” e all’arancione “la necessità di verificare agli sportelli di scelta la disponibilità”). Strada a fondo cieco, quindi.
Orbene,
cinque giorni dopo il mio primo appello via posta elettronica, in occasione del quale avevo descritto la nostra situazione da “apolidi”, fatto i nomi dei medici specificando di sapere per certo che l’ex associato della nostra vecchia pediatra aveva posto, e riportato l’impossibilità di selezionare i suddetti pediatri dal fascicolo sanitario, ricevo una risposta piuttosto stringata composta dal “copia incolla” di una tabella con le istruzioni per utilizzare il portale (utilissimo, dal momento che era passata già quasi una settimana da quando lo avevo già utilizzato) e un abbastanza esplicito invito a trasferire mio figlio sul mio medico di base, considerando che “al compimento del 6° anno di vita è possibile assegnare il minore anche a un medico di medicina generale”. Ma porca di quella porca!
Smadonnando, decido di attendere il responso del prodigioso portale.
Senonché, due giorni dopo, ormai di nuovo alle porte del weekend, alle nove del mattino decido di tornare alla carica con una seconda e-mail: “torno a disturbarvi” esordisco “perché la questione è più che urgente: non si può non avere un pediatra di riferimento nel pieno delle quarantene scolastiche e del delirio di tamponi da fare in continuazione […] otto giorni fa ho scoperto che mio figlio è rimasto senza pediatra di libera scelta […] mi trovo dunque nella necessità di trovarne immediatamente uno […]. Ho naturalmente già provveduto a fare richiesta sul portale web, indicando ben tre preferenze, ma non ho avuto alcuna risposta. Ho tentato già di cambiare il pediatra tramite fascicolo sanitario, ma è impossibile perché i medici in questione non risultano disponibili (cosa che so essere non vera, poiché, per esempio, so per certo che l’ex associata della nostra storica pediatra sta accettando i pazienti della collega)”. Quindi proseguo riportando nuovamente tutti i dati dei medici e concludo “allego i documenti del bambino confidando in una vostra rapida risposta”.
Un’ora dopo arriva effettivamente una risposta, ma non la loro, bensì quella del portale: “Buongiorno, i medici scelti non sono disponibili. Si invita ad eseguire una nuova scelta”.
Straporca di quella porca.
Soprassiedo a quel punto per il weekend, dovendo smaltire i postumi di un vero e proprio attacco di bile.
Lunedì 24 gennaio, in tarda mattinata vedo arrivare un nuovo messaggio dall’indirizzo di posta elettronica al quale da 11 giorni rivolgevo i miei accorati appelli. Mi precipito a leggerlo, ma le mie aspettative si infrangono subito contro quattro righe sostanzialmente inconcludenti: “Gentile utente”, cominciano, “La informiamo che la tempistica per le risposte dal ns. portale è di circa 15 giorni lavorativi, provvederemo tuttavia a sollecitare al competente ufficio la Sua richiesta. Le precisiamo inoltre” – aridanghete! – “che per i minori al compimento del 6° anno di vita è possibile assegnare anche il medico di medicina generale in alternativa al pediatra”.
Fidatevi, non avreste voluto vedermi né tantomeno sentirmi nel momento in cui l’occhio è sceso sull’ultima riga.
Che il cielo li strafulminasse tutti. Loro, Formigoni, la Lega, l’avvocato Fontana e pure la signora Letizia Moratti, che già me ne aveva fati vedere di sorci verdi in passato (a questo proposito, per esempio: https://www.serialmamma.com/letizia-moratti-o-larte-di-essere-moderatamente-nazista/ ), ci mancava solo la sua rentrée dell’anno scorso come grande riformista della sanità regionale. Ge-nia-le.
Ordunque.
Dopo aver ripreso il controllo, attendo a quel punto la pausa pranzo per dedicarmi a una replica consona e poi scrivo: “Grazie […] conoscevo questa possibilità, ma non voglio affatto spostare mio figlio di dodici anni appena compiuti sul medico di base. Abbiamo bisogno di un pediatra. Fra l’altro, lo ribadisco, so per certo che la Dottoressa X sta prendendo in carico, fin dal primo istante, gli ex pazienti di Y. Vorrei per favore sapere perché ad altre persone che si sono trovate nella nostra situazione qualcuno ha risposto rapidissimamente, assegnando loro nel giro di pochi giorni X, e noi invece ci ritroviamo in emergenza (mio figlio è in quarantena) e senza risposta. […] Confido capisca che trattamenti così diversi per un utente sono incomprensibili”.
Invio.
Passano due giorni. Nel pomeriggio del 26 gennaio una nuova persona, dal medesimo indirizzo, mi dà finalmente riscontro, comunicandomi che “se il pediatra predispone un certificato di presa in carico del bambino in tal caso è possibile assegnarlo. Il suddetto certificato va poi allegato alla richiesta sul portale, utilizzando lo spazio dedicato alla tessera sanitaria del bambino”.
Oh, dai che dopo 13 giorni e tre e-mail forse è arrivata un’informazione utile.
Mi ributto nella mischia: contatto sul suo cellulare privato una persona deliziosa, che lavora di mattina presso lo studio medico della nostra ex pediatra e che per fortuna conosco da tanti anni (una persona a cui va il mio personale Nobel per la disponibilità e l’efficienza) e invadendo la sua privacy le chiedo se è possibile avere quel tipo di dichiarazione da parte del medico. Detto fatto, il giorno dopo eccomi arrivare il documento che attesta la disponibilità del nuovo pediatra.
Ritorno sul portale, ricompilo tutto, allego il certificato e risottometto la pratica.
A quel punto non mi restava che dare uno spassionato consiglio alle persone con cui avevo intrattenuto la mia relazione epistolare nelle ultime due settimane rispondendo al messaggio del giorno prima: “in riferimento alle indicazioni sottostanti ricevute ieri, vi confermo che il medico ci ha immediatamente rilasciato il certificato di presa in carico del bambino, che ho già provveduto a inoltrare tramite il portale e allego anche qui per completezza. Vi ringrazio dunque per l’indicazione ricevuta e mi auguro vivamente che […] durante gli ulteriori 15 giorni lavorativi che, mi avete spiegato, potrebbe impiegare il portale a dare risposta, mio figlio non si ammali. Vi esorto inoltre – visto l’estremo disagio provocato alle famiglie da queste procedure non propriamente efficienti e l’importanza di avere un medico di riferimento, accresciuta esponenzialmente dall’emergenza sanitaria – a fornire questo tipo di suggerimento agli utenti fin dalla prima richiesta di aiuto che questi vi inoltrino. Per noi, per esempio, avrebbe significato guadagnare almeno una settimana di tempo”.
Eh sì, perché anche se mi guardo bene dall’attribuire ai semplici impiegati di un ufficio pubblico la responsabilità dello sfacelo del sistema sanitario lombardo, è pur vero che con il pressapochismo, la malagrazia, la mancanza di amore per quello che si fa ogni giorno e l’assenza di slancio nei confronti dei propri concittadini, persino quando sono in difficoltà, ognuno di noi fa ogni giorno la differenza – in peggio -, contribuendo ad affossare ancora e ancora situazioni già drammatiche.
Comunque, questa mattina alle 8:15, 19 ore dopo il mio ultimo messaggio, dall’ormai famigerato indirizzo e-mail ricevo una nota firmata da una terza persona: “buongiorno, oggi è stata assegnata la dr.ssa X. riceverà mail da portale” e contemporaneamente arriva alla mia casella l’asettica comunicazione del Portale: “Pratica riferita a cittadino/a nato/a il xx/xx/2010: buongiorno, è stato assegnato con decorrenza odierna il/la dott./dott.ssa: X”.
Ma allora vedi che c’era posto?
Ma allora vedi che non era così difficile?
Ma se io non fossi stata la iena che sono, la precisetti, la cagacazzi che i più conoscono, se io non avessi grinta, rabbia, determinazione, ce l’avremmo un pediatra oggi? Lo avremmo avuto domani, la prossima settimana e soprattutto, nel nostro quartiere?
Cosa succede a tutte le persone meno aggressive di me? Come ne vengono fuori? Chi se ne occupa?
Ragazzi, tiriamo tutti fuori le palle perché se no qui ci mangiano vivi.
E amiche e amici iene, su la testa e in alto i cuori. Sempre e sempre di più.
Perché – come dice la mia mamma – “ben vengano le iene” rompiballe e cagacazzi (la mamma “cagacazzi” non l’ha detto, a essere oneste, n.d.r.) “se per ‘iena’ si intende chi ha la forza di lottare per i giusti diritti suoi e di tutti. Ce ne fossero di più, forse, il mondo andrebbe meglio”.
E ora io me la ridens.
P.S. Qualcuno potrebbe giustamente domandarsi perché, dopo le prime difficoltà, io non mi sia recata personalmente all’ufficio Scelta e Revoca per risolvere il problema. Ebbene, nell’era del Covid si può essere ricevuti presso l’ufficio competente esclusivamente su appuntamento e a metà gennaio la prima data disponibile era a marzo inoltrato.
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