Letizia Moratti o l’arte di essere moderatamente nazista
Ho scattato queste fotografie a Milano il 25 maggio di quest’anno, alle 16.30 circa, all’angolo fra Corso Buenos Aires e Piazza Oberdan, mentre mi dirigevo in compagnia dei miei figli di uno e quattro anni verso il Parco di via Palestro.
Mancavano cinque giorni al turno di ballottaggio delle amministrative e, dopo l’inaspettato risultato del primo turno, la vecchia giunta di Palazzo Marino – soprattutto quella cara signora che ancora sedeva sulla poltrona dell’ufficio del sindaco – si stava dando un gran da fare per buttar fango su Pisapia e il suo aranciato entourage.
Peccato che, presso l’immacolato, nuovissimo gazebo del Pdl, a diffondere il pensiero di Letizia Moratti – distribuendo volantini e declamando la becera nonché già trita e ritrita tiritera sugli “zingari/balordi/punkabbestia” pronti a invaderci in nome di Giuliano il Brigatista – ci pensava lui, il nazi, fieramente decorato con tanto artistici quanto moderati tattoo (fra cui la croce celtica che potete ammirare nell’ingrandimento della prima immagine) e con addosso la maglietta di Lealtà-Azione, una “libera associazione di promozione culturale e sociale” (per chi avesse lo stomaco per approfondire, questo il link al suo “pensiero” ufficiale) che si ispira dichiaratamente, come possiamo apprender qui, alle idee illuminate di quella brava persona che fu Léon Degrelle, noto neonazista.
A questo energumeno di estrema destra, insieme a un suo compare parimenti istoriato con simboli inequivocabili, era ufficialmente affidato uno dei punti di informazione propagandistica del centrodestra più visibili in città. E non è tutto: il succitato gorilla mononeuronico, spalleggiato dal camerata, dopo avermi vista scattare queste istantanee in direzione del suo stand mi ha aggredito prima verbalmente (dandomi, nell’ordine, della “buona donna”, della “poco dotata intellettualmente”, per di più “scarsamente attraente”, e definendo i miei bambini “sgorbi”) intimandomi di fermarmi, poi – constatata la mia assoluta indifferenza alla gentile richiesta – anche fisicamente, afferrandomi un polso e tentando di strapparmi la macchina fotografica di mano.
A quel punto, tutto si è risolto per fortuna molto velocemente, senza nemmeno che i bambini avessero il tempo di realizzare l’aggressione e spaventarsi, perché nel momento stesso in cui ho gridato con voce da donzella in pericolo “aiutoooooo”, due ghisa si sono materializzati dal nulla consentendomi di attraversare velocemente la strada…
Naturalmente, appena tornata a casa, ho diffuso in rete le foto scattate cercando di dar loro la maggiore vivibilità possibile (e conquistando pure per qualche ora un link sulla prima pagina nazionale di Repubblica.it, cosa che mi ha riempito di orgoglio patriottico…). A tutti coloro a cui le ho inviate chiedevo: “se Pisapia “l’estremista” viene “accusato” di prendere il caffé con i centri sociali, non si dovrebbe strillare sulla stampa anche che la “moderata” Moratti sceglie la destra nazista per promuovere il suo programma nel pieno centro di Milano? Possibile che questo stia bene a tutti? Ma che razza di Paese siamo?”.
Già, che razza di Paese siamo? Da maggio a ora, nonostante la forza e la bellezza del “miracolo arancione” poi effettivamente realizzatosi in città (e responsabile delle mie follie pre-elettorali, come le foto monocromatiche, mia personale versione digitale dei cari vecchi “scongiuri”…), siamo andati ancora più a fondo…
Certo, che il tappo di Arcore da qualche giorno non sia più il volto ufficiale della Nazione mi regala un certo sollievo. Ma è sufficiente? Ho i miei dubbi. Anche perché, dai, quello lì mica molla!
E allora?
Allora, anche se quasi ogni giorno sono la prima ad avere la sensazione che tutto sia vano, che “tanto non c’è speranza”, che il mondo è ostile e crudele e “mica lo cambi!”… Allora, dicevo, mi capita anche di ripensare a quell’incontro/scontro con il naziskin: ripenso alla sua spocchia, alla sua aggressività, al fare minaccioso con cui incombeva su di me con tutta la sua enorme stazza… Ma ripenso anche a come, pochi giorni dopo quell’episodio increscioso, lui e tutti gli altri estremisti dell’intolleranza di Milano se la siano presa egregiamente in quel posto con il rivoluzionario voto di rottura meneghino!
E allora il punto è proprio questo. Un po’ di speranza c’è. Non è sempre tutto vano: forse da soli il mondo non lo cambiamo, ma certo il nostro piccolo contributo può essere utile. L’importante è tenere gli occhi aperti, accorgersi di quello che ci accade intorno e fotografarlo (metaforicamente, ma non solo!), reagire di conseguenza, fare da cassa di risonanza.
Sto parlando della denuncia sociale, certo, della lotta all’indifferenza omertosa in cui affoghiamo sopra come sotto la linea del Po; ma parlo anche delle cose belle e buone e pure e divertenti.
Io credo davvero che il nostro problema – comune all’umanità tutta, non lo nego, ma che in Italia ultimamente si fa sentire un po’ più che altrove – sia che non risuoniamo abbastanza, non amplifichiamo, non partecipiamo. Non ci prendiamo la briga di condividere le nostre scoperte e le nostre informazioni con chi trascorre l’esistenza intorno a noi.
Va be’… tutto ‘sto sproloquio per dire che l’idea alla base di Serialmamma – a parte trovare un modo di dar sfogo alla mia logorrea, ormai giunta a vette insostenibili – è proprio questa: impormi di tenere gli occhi più aperti, di prendere appunti mentali giorno dopo giorno su quanto di meglio e di peggio mi capita di osservare e poi scriverne. Per condividere, per testimoniare, per fare la differenza. Almeno per me.
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e tu con due bambini invece di pensare a loro vai a rompere i coglioni alla gente? avrebbe dovuto conciarti per le feste ipocrita comunista e finta perbenista di merda.
Farsi cazzi propri no? E ti lamenti anche che i bambini si sarebbero spaventati….E dopo che hai fatto le foto? Uno si tatua ciò che vuole, Mao o Mussolini, fatti suoi