Niente di meglio di un giretto in centro…
Ci sono volte nella vita – per qualcuno si tratta di veri e propri periodi – in cui si è tentati di mollare tutto e… correre via!
Lo scorso settembre ho realizzato che per sentirsi meglio, almeno un po’, si può anche lasciar perdere l’avverbio e accontentarsi del verbo: correre.
Dopo un po’ si torna a casa, è vero; in genere, però, l’umore è decisamente migliore.
Mi piacerebbe dire di averlo scoperto da sola, per caso. Ma mentirei: devo tutto alla mia amica R. – mia guru del fitness mattutino – che mi ha iniziato alla pratica podistica “corrompendomi” con la sua testimonianza di armonia ritrovata.
Ora mi concedo una sgambata quasi tutti i giorni: molto presto, prima che i figli si sveglino dando ufficialmente inizio alle quotidiane incombenze, mi infilo nella mia comodissima tenuta da city runner firmata Decathlon e sgattaiolo fuori di casa.
Ai piedi, le mie fichissime scarpe da maratoneta, dono dei miei genitori (credo inizialmente seriamente preoccupati che impattando con decenni di astinenza da esercizio aerobico tutta questa attività fisica potesse farmi più male che bene…). Nelle orecchie, musica a tutto volume.
Per lo più corro da sola e non mi dispiace: mi lascio incitare e trasportare dalle canzoni della mia playlist. Ogni tanto, in punti precisi del mio percorso abituale, controllo il cronometro per vedere se la mia andatura sta migliorando e quando succede mi sento molto fiera di me.
Mi piace quella sensazione e in questi primi mesi di allenamento non ho mai sentito il bisogno della presenza di qualcun altro per aver voglia di uscire.
Quando ne ho l’occasione, però, mi aggrego volentieri ad altre persone, soprattutto se sono donne simpatiche con la stessa mania… In quel caso le cuffie posso anche lasciarle a casa, perché quando la compagnia è piacevole – una volta che hai rotto il fiato – anche le chiacchiere “in corsa” hanno il loro perché!
È quello che è successo oggi: sabato mattina presto – ore 7.00 – appuntamento con R. dietro caso e poi via, verso il Parco di via Palestro, puntuali all’appuntamento delle 7.05 con M. e L.
Da Corso Venezia – ancora in assetto notturno, con tutti i lampioni accesi – ci siamo dirette verso Piazza del Duomo e verso l’alba.
La città – ancora addormentata – era semideserta e bellissima.
E poi Via Dante, il Castello Sforzesco, Parco Sempione e l’Arena, Moscova, Via Manin… fino a tornare a costeggiare il mio amato Parco Montanelli e ritrovarci di nuovo a Porta Venezia…
Giuro, a quel punto avrei anche ricominciato da capo, tanto mi ero divertita!
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