Beato fra le suocere
Approfittando di una breve pausa della lavorazione della miniserie “David Copperfield”, che in queste settimane Giorgio Pasotti sta girando nella freddissima Praga, abbiamo raggiunto telefonicamente il protagonista maschile di “Due mamme di troppo”
“Il mio personaggio è un giovane uomo in carriera come tanti: senza grilli per la testa, di sani principi, ma molto concentrato sul lavoro. Rita gli stravolge l’esistenza, perché oltre a mandare a monte la sua precedente relazione entra in conflitto con la sua cronica mancanza di tempo. Grazie a Rita, però, Alessandro comincia un percorso che lo porta a svincolarsi dall’ambiente alto borghese da cui proviene e dai pregiudizi tipici della sua classe sociale, per trasformarsi in una persona molto più libera. Sono contento di questo lavoro, perché è una commedia molto ben scritta: ha toni leggeri ma non banali, è degna del grande schermo”.
Come ti sei trovato fa tutte queste donne?
“La presenza di Sabrina Impacciatore, Lunetta Savino e Angela Finocchiaro è stata uno degli elementi che mi hanno spinto a fare questo film: sono straordinarie e le stimavo moltissimo anche prima di cominciare a girare. Con Sabrina, in realtà, avevo già lavorato ne ‘L’ultimo bacio’… Lunetta e Angela non le conoscevo, ma immaginavo che da loro avrei potuto imparare molto e così è stato. Fra l’altro, abbiamo potuto contare sulla guida di un regista d’esperienza come Antonello Grimaldi e su ottimi sceneggiatori. Non c’è dubbio che sia stato un connubio artistico di grande livello, una di quelle rare ‘chicche’ che nella vita ti capitano solo ogni tanto. Spero che dimostri che si possono fare cose di qualità anche per il piccolo schermo”.
Hai mai realmente subito l’ingerenza di suocere invadenti?
“No, mai! Come ‘suocere’, finora, ho avuto solo donne straordinarie: mi è andata bene…”.
Stai girando “David Copperfield”: conosci lo splendido sceneggiato omonimo che la Rai produsse nel 1965? Allora al tuo posto c’era un giovanissimo Giancarlo Giannini: lo hai visto?
“Certo! E non solo quello: per prepararmi ho guardato anche tutte le altre trasposizioni del romanzo di Charles Dickens che sono state realizzate nel mondo. Sentivo che interpretare questo ruolo dopo Giannini, che a soli 17 anni venne lanciato proprio da quello sceneggiato, sarebbe stata una grande responsabilità…
E come ti trovi in un film in costume?
“Mi era già capitato di recitare in costume, ma il film era ambientato nel Novecento, durante la Seconda guerra mondiale (ne ‘Le rose del deserto’ di Mario Monicelli, del 2006, n.d.r.), non in un’epoca così lontana. Qui è molto diverso: gli abiti ottocenteschi – i velluti, i cappelli – mi stimolano di più a giocare, a divertirmi; mascherarti in qualcosa di molto lontano da te in questo mestiere può aiutare moltissimo”.
Cosa ti piace di più di questa produzione?
“Sono soprattutto molto felice di fare, per la prima volta nella mia carriera, un film adatto anche ai bambini: sono sicuro che lo adoreranno!”.