GUARDATEMI NEGLI OCCHI
Nuovo volto del cast di “Butta la luna 2”, che la vede nei panni di una donna infelice e pericolosa, Vanessa Gravina si divide fra il set di un’altra fiction e gli impegni in palcoscenico. In questa intervista ci parla del suo presente, del suo passato e anche un po’ del suo futuro…
Abbiamo raggiunto Vanessa Gravina a Trieste, dove è impegnata con le riprese della quarta serie di “Un caso di coscienza”, al fianco di Sebastiano Somma. Le prime domande che avevamo in serbo per lei, però, riguardavano un’altra fiction. L’attrice, infatti, nella seconda stagione di “Butta la luna”, in onda ogni giovedì sera su Rai Uno, interpreta Sandra, un personaggio inedito che darà filo da torcere ai protagonisti.
Vanessa, cosa ci puoi dire di Sandra?
“Sicuramente è un personaggio ambiguo, in bilico fra legalità e illegalità. Se si comporta così, però, è soprattutto perché è frustrata dal rapporto fallimentare con il marito. Ed è per questa sua insoddisfazione sentimentale che finisce con l’invischiarsi in una losca vicenda più grande di lei. Insomma, Sandra è una che trama alle spalle degli altri, ricorre a sotterfugi; ma quella che indossa, in realtà, è una maschera”.
Interpretare ruoli “sgradevoli” è un modo per “sdrammatizzare” la tua bellezza?
“Innanzi tutto, interpretare questo tipo di personaggio è divertente. Se racconti sempre e solo i ‘buoni’, dopo un po’ ti annoi. A volte ci vuole un ‘cambio di marcia’: è stimolante e ti costringe ad andare incontro ai personaggi in un modo nuovo, mettendo in scena anche la parte più mediocre e forse più umana delle persone. Ma tutto questo ha sempre poco a che fare con l’aspetto… Conosco dei ‘cattivissimi’ davvero bellissimi! Solo lo sguardo delle persone può svelare cosa hanno dentro”.
Eri splendida anche da piccola, quando hai cominciato con la pubblicità…
“Ti confesso che quando posavo per delle foto mi annoiavo moltissimo. E pensare che lavoravo con i fotografi più importanti di quegli anni, come Carla Sozzani, Avedon… A me piaceva fare i caroselli, perché in interpretavo qualcosa, interagivo con altri. Certo, mi vedevo bella nelle foto, ma a quell’età ti importa poco di queste cose.
La bellezza può essere anche un limite?
“Paradossalmente, qualche volta può capitare: per esempio, è successo che di me dicessero: ‘la Gravina con quella faccia non è adatta a questo ruolo, è troppo ‘carina’ per questa parte….’. E poi, soprattutto per le donne, c’è sempre il rischio di dipendere troppo da questa caratteristica fisica e siccome il tempo passa per tutti…”.
In passato avevi già lavorato con Vittorio Sindoni, il regista di “Butta la luna 2”. Com’è stato ritrovarlo oggi, da donna adulta e attrice consumata?
“Era il 1986: Vittorio è stato il regista del mio primo sceneggiato (La voglia di vincere, ndr). All’epoca avevo solo dodici anni e poi, prima di cominciare a girare ‘Butta la luna 2’, non c’eravamo quasi più incontrati. Quando ci siamo rivisti, quindi, c’è stato un abbraccio incredibile… E lui non è cambiato: l’ho trovato uguale a vent’anni fa, con la stessa energia”.
Come ti sei trovata con Roberto Farnesi, che nella fiction è tuo marito e avevi incrociato anche nel cast di “Centovetrine”?
“Benissimo: è una persona molto gradevole. L’unico nostro ‘problema’… (ride) è che faccio fatica a capire la sua parlata toscana. Se poi consideri che parla anche a bassa voce… Certe volte, mentre mi raccontava qualcosa, a un certo punto si accorgeva che non avevo idea di che cosa stesse dicendo! Comunque, la nostra collaborazione è partita subito con il piede giusto e sai perché? (ride di nuovo) Il primo giorno delle riprese pensavo che non appena mi avessero visto mi avrebbero sgridato, perché ero stata in vacanza e mi ero abbronzata moltissimo. Ma quando arrivai sul set vidi che Farnesi era ancora più nero di me e pensai ‘sono a posto! Se accettano lui…’”.
Conosci bene il mondo delle telenovelas, di cui hai esperienza diretta. Cosa pensi della scelta della tv italiana di abbandonare un genere che nel nostro Paese ha ancora così tanti fan?
“Credo sia sbagliata, almeno quanto lo sarebbe togliere la musica da un canale musicale! Questi prodotti sudamericani hanno una vena molto sanguigna – che può piacere o meno, naturalmente – che li lega alla componente della memoria, del ricordo. Quel tipo di narrazione ci riporta agli anni ’80 e credo che molti degli appassionati di questo genere siano ancora legati alle atmosfere di quel periodo e a quel tipo di televisione. Privarli di quel ricordo penso sia un errore. Una simile scelta potrebbe essere forse giustificata se nascesse dalla volontà di investire maggiormente nella produzione di nuove cose italiane. Ma abbandonare le telenovelas per sostituirle con altri prodotti di importazione non ha senso”.
Ti dedichi molto anche al teatro: cosa ti fa amare tanto il palcoscenico?
“Amo il fatto che mi metta a contatto con un pubblico nuovo ogni sera, un pubblico che posso vedere e del quale percepisco immediatamente la reazione. E poi, mi piace il lavoro di approfondimento del testo e del personaggio che in tv e al cinema difficilmente si può fare. Per questo affronto volentieri anche la fatica delle tournée e continuerò a fare teatro”.
Ci puoi anticipare qualcosa della nuova stagione di “Un caso di coscienza”?
“Ho un bellissimo ruolo: grande entrata e grande personaggio! Sono molto contenta, perché è davvero una storia molto bella. Ma non posso dirti troppo: di tutto questo dovremo parlarne un’altra volta…”. ★