Piccolina, ma con curve generose e uno splendido sorriso, nella vita “vera” America Ferrera ha sempre avuto numerosi corteggiatori: con la poco attraente Betty, il personaggio che l’ha resa celebre, ha in comune solo l’ottima cultura e… l’intelligenza vivace!
Il suo volto ci è familiare, anche se, a dire il vero, l’immagine che abbiamo di lei è pesantemente contraffatta dal trucco di scena del personaggio che l’ha resa più celebre: la travolgente, improbabile, divertentissima assistente di redazione protagonista di “Ugly Betty”, telefilm del quale in queste settimane estive Italia 1 sta trasmettendo in prima visione “free” la seconda, riuscitissima serie. Stiamo parlando di America Ferrera, quel metro e 55 di simpatia e talento latino che proprio grazie a “Ugly Betty” è passata alla storia lo scorso settembre come la prima donna di origini sudamericane ad aggiudicarsi un Emmy Award come miglior attrice protagonista di una serie televisiva (premio che si è aggiunto all’altrettanto prestigioso Golden Globe già conquistato da America per il medesimo ruolo!). Insomma, un vero fenomeno, soprattutto se si considera che nei panni di Betty “la brutta” l’attrice non ha potuto certo contare sulle sue doti esteriori per ingraziarsi i favori di pubblico e critica!
Latina ma non troppo
Ultima di sei figli, America Georgina Ferrera è nata nell’aprile del 1984 a Los Angeles, in California, dove sua madre e suo padre si erano trasferiti dall’Honduras anni prima. Come ha più volte raccontato nelle sue interviste, però, avendo trascorso l’infanzia in un quartiere “bianco” e di cultura prevalentemente ebraica, dove si era trasferita con la madre appena divorziata, a dispetto del luogo di nascita dei suoi genitori non è mai stata particolarmente influenzata dalla cultura latina. Questo, tuttavia, non le ha impedito di accettare con entusiasmo il ruolo di una ragazza dalle marcate origini messicane, né l’ha resa meno orgogliosa d’essere stata eletta recentemente “Donna ispanica dell’anno”. Ciò che invece l’ha sempre contraddistinta è la passione per la recitazione, coltivata fin dalle elementari: a otto anni, infatti, calcando le scene nelle recite scolastiche, aveva già intuito quale sarebbe stata la sua strada. Ma a differenza di molte sue coetanee, America non ha mai mostrato di voler usare il suo sogno di diventare un’attrice come scusa per abbandonare la scuola, tutt’altro! Pur perseguendo il suo obiettivo di sfondare nello spettacolo con determinazione, infatti, non ha mai trascurato gli studi e dopo il diploma si è iscritta all’Università della California del Sud, dove ha frequentato ben due corsi di laurea: Teatro e Relazioni Internazionali. Evidentemente, la voglia di lavorare a questa ragazza ha mai fatto difetto: non può sorprenderci, allora, che il successo per questa volenterosa, giovane donna sia arrivato così presto.
Una donna “vera”
A soli 18 anni, nel 2002, America esordì sul piccolo schermo nel film tv “Gotta Kick It Up”, girato per Disney Channel, e nello stesso anno arrivò anche la prima occasione di mostrarsi al cinema con la pellicola “Le donne vere hanno le curve”, un film indipendente che, pur non essendo sponsorizzato da nessuna grande casa di produzione, grazie soprattutto all’interpretazione brillante della giovane attrice, che conquistò la critica cinematografica con la sua verve comica, ebbe successo sia negli Stati Uniti sia all’estero. Da allora, America ha lavorato senza interruzione al cinema, in teatro e in televisione. Nel 2005 ha fatto nuovamente centro al botteghino con un film più commerciale, “Quattro amiche e un paio di jeans”, destinato a un pubblico di adolescenti. Con lei, nella pellicola recitavano altre tre “stelline” della tv americana: Alexis Bledel, la Rory di “Una mamma per amica”, Amber Tamblyn, la Joan del telefilm “Joan of Arcadia”, da noi quasi sconosciuto, e Blake Lively della serie “Gossip Girl”, sbarcata in Italia a gennaio su Mya. Il film ha portato molta fortuna a questo poker d’attrici, che negli ultimi anni hanno tutte visto la propria carriera consolidarsi rapidamente. A nessuna, però, è stata servita una mano fortunata come quella di America Ferrera, che con “Ugly Betty”, di cui lo scorso 8 luglio ha cominciato a girare la terza serie, a poco più di vent’anni si è trovata protagonista di un autentico “cult” televisivo. Il successo, l’apprezzamento del pubblico e la simpatia che gli spettatori sembrano provare per chiunque entri a far parte del cast della serie sono tali da avere convinto già molte star di grandezza internazionale con qualche problemino di “immagine” a partecipare allo show. Nella seconda serie, per esempio, i nomi eccellenti non mancano: da Victoria Beckham, chiamata a recitare nella parte di se stessa come testimone di nozze della perfida Wilhelmina Slater (interpretata dalla splendida Miss America 1983 Vanessa Williams) e molto ammirata per come si è lasciata prendere in giro, fino alle ospiti eccezionali dell’ultima puntata della stagione: Lindsay Lohan, nel ruolo di una bella ma smorfiosissima ex compagna di scuola della protagonista, e Naomi Campbell.
La carica delle brutte
Ai nostri occhi, però, ciò che fa di questo telefilm un fenomeno più unico che raro è innanzi tutto il fatto di essere la versione glamour a stelle e strisce di un format colombiano: una telenovela! Ci riferiamo a “Yo soy Betty la fea” di cui la splendida Ana Marìa Orozco, truccata da “brutta”, è stata protagonista dal 1999 al 2001. E la trasposizione statunitense non è l’unico remake della novela colombiana: la tematica del “brutto anatroccolo”, della ragazza dalle grandi potenzialità offuscate da una “confezione” poco invitante, è così sentita in ogni parte del mondo da aver decretato il successo planetario dell’idea, con la conseguente produzione di moltissime versioni “locali” del format originario. In Grecia, per esempio, va in onda “Maria, i Asximi” (“Maria la brutta”), in India “Jassi Jaissi Koi Nahin” (“Nessuna è come Jassi”), mentre nelle Filippine il titolo è quello originale “Yo soy Betty la fea”. In Russia la serie si chiama “Ne Rodis’Krasivoy” (“Non nascere belli”) e la protagonista si chiama Katya; e simile è il nome della sua “collega” della Repubblica Ceca, star di “Osklivka Katka”; in Israele la bruttina di turno è Esti (“Esti Ha’mechoeret”), mentre serbi, croati e bosniaci seguono le avventure di Nina in “Ne daj se, Nina” (“Non mollare Nina”). Ma non è finita: in Spagna hanno Bea (“Yo soy Bea”), in Messico Leticia (“La fea mas bella”, cioè “la brutta più bella”), in Germania la star è Lisa di “Verliebt in Berlin” (“Innamorati a Berlino”), mentre in Polonia è Uli di “Brzydula” e in Olanda la poco attraente Lotte. A questo punto, una domanda sorge spontanea: e noi? Possibile che la nostra sia l’unica nazione divoratrice di telenovelas, soap e serie tv fra le più varie a fare a meno di una “brutta nazionale”? Certo che no! Si tratta solo di avere un po’ di pazienza e di temporeggiare godendosi le esilaranti performance di America Ferrera: secondo le voci che circolano nell’ambiente, infatti, non solo ci sarebbe già da tempo il progetto di una versione tutta italiana del format, ma gli ideatori della serie nostrana si starebbero già dando da fare per trovare la “cozza” giusta. Dunque, attente a voi bruttine d’Italia! Là fuori qualcuno vi osserva…