Non sarà la morte a farlo entrare nella leggenda. Perché Paul Newman, “gli occhi più belli della storia del cinema”, esempio ineguagliabile di talento e fascino perfettamente dosati, “leggendario” lo era da tempo. Ad alimentarne il mito, non solo indimenticabili interpretazioni, ma anche una vita lontana dagli scandali, un grande amore e tanta, tanta beneficenza
Alla fine ha vinto lui, il cancro ai polmoni contro il quale lottava da tempo. Lo scorso 26 settembre, all’età di 83 anni, Paul Newman si è spento senza clamore a casa sua, nel suo letto, con la stessa discrezione con cui, a dispetto di un successo planetario e di schiere di donne d’ogni età che per mezzo secolo si sono smarrite nei suoi leggendari occhi blu, ha caparbiamente protetto la sua vita privata e il suo desiderio di un’esistenza “normale”, fatta di intimità, famiglia, hobby e passioni da coltivare. Perché Paul Newman – autentico Apollo dell’Olimpo holliwodiano, più bello dei coetanei James Dean e Marlon Brando, ma decisamente meno “maledetto” – fin dall’inizio della carriera ha sempre mostrato un certa insofferenza per la sua straordinaria avvenenza e per quegli incredibili “fanali” color cielo capaci di bucare lo schermo e trafiggere cuori persino nelle prime pellicole in bianco e nero. E proprio per il disagio che provava nel sentirsi concupito, “divorato con gli occhi”, ha sempre fatto in modo di sottrarsi alla curiosità dei fan, arrivando a nascondere sistematicamente quel suo sguardo magnetico dietro grandi lenti scure e, qualche volta, indossando addirittura baffi e barbe posticce per essere sicuro di non essere importunato.
Forse è per questo che, caso più unico che raro a Hollywood (e, a ben guardare, piuttosto insolito anche fra i comuni mortali), per cinquant’anni è riuscito a scansare tutte le trappole della celebrità rimanendo orgogliosamente fedele a un’unica donna, Joanne Woodward – sposata nel 1958 e per la quale aveva lasciato la prima moglie Jackie Witte, madre di Scott, Susan e Stephanie Newman -, da cui ha avuto le tre figlie Elinor, Melissa e Claire. Con lei, la donna della sua vita, ha condiviso tutto: il mestiere (anche la Woodward è stata una grandissima attrice, partner del marito in diverse pellicole e protagonista di tre dei cinque film di cui è stato regista), l’attaccamento alla famiglia e l’impegno civile e sociale, portato avanti grazie a numerosissime e variegate iniziative di beneficenza, inaugurate nel 1980 con l’apertura dello Scott Newman Centre, un centro per lo studio della prevenzione della dipendenza dalla droga creato in memoria del figlio maggiore Scott (morto nel 1978 per overdose), e proseguite dal 1982 con la creazione della “Newman’s Own”, una linea di prodotti alimentari ideata proprio per finanziare opere di bene. ★